Conservazione delle cellule staminali del cordone ombelicale: perché è importante

Per comprendere l’importanza della conservazione delle cellule staminali prelevate dal cordone ombelicale è necessario innanzitutto fare un passo indietro e capire esattamente cosa sono le cellule staminali.

Possono essere definite come cellule “indifferenziate” che hanno come principale caratteristica quella di potersi riprodurre in modo virtualmente illimitato, dando vita a copie identiche di loro stesse che a cosiddette “cellule figlie”. Queste ultime si divideranno a loro volta in linee cellulari mature, ciascuna con caratteristiche morfologiche e funzioni specifiche. In pratica, la “progenie” delle cellule staminali è in grado di differenziarsi e specializzarsi.

Entrando ora nel merito delle cellule staminali contenute nel cordone ombelicale, è importante spiegare che questo si forma attorno alla quinta settimana di gestazione e che sostituisce il sacco vitellino. All’interno del cordone ombelicale sono presenti tre vasi sanguigni: due arterie, che hanno lo scopo di trasportare il sangue venoso verso l’esterno assieme alle sostanze di rifiuto, e una vena che trasporta il sangue ricco di ossigeno e nutrienti necessario al bebè.

Il sangue del cordone ombelicale è dunque particolarmente ricco di tipologie cellulari, diverse sia dalle cellule staminali embrionali che da quelle di un bimbo o di un adulto. Nel momento in cui esso viene raccolto dopo il parto – e si tratta di un processo semplice, indolore sia per la mamma che per il bambino e totalmente sicuro – è ancora molto ricco di cellule staminali altamente sterili rispetto a quelle di una persona adulta. Per quale motivo? Perché queste cellule sono prive di vissuto immunologico, e di conseguenza molto più compatibili.

Dobbiamo poi precisare che di recente è stato scoperto che la cosiddetta Gelatina di Wharton (ossia il tessuto cordonale) è anch’essa ricchissima di cellule staminali mesenchimali, che sono caratterizzate da specifiche capacità:

  • Possono differenziarsi in numerosi tipi di cellule tissutali in vitro e in vivo
  • Possono proliferare e rigenerare tessuti in modo totale o parziale
  • Possono migrare in siti molto diversi, ossia essere attratte da lesioni (sia oncologiche che altra natura) e fungere da “veicolo antitumorale”
  • Possono reprimere e controllare la risposta immunitaria con un minore effetto anti-rigetto dopo un trapianto
  • Possono rilasciare fattori di crescita necessari per il recupero di lesioni articolari

Questo breve elenco offre già una panoramica piuttosto completa dell’assoluta utilità che può derivare dalla conservazione delle cellule staminali del cordone ombelicale. Le cellule mesenchimali in particolare sono poi cellule “multipotenti” che hanno la capacità di differenziarsi in una miriade di tessuti diversi, ossia:

  • Tessuto osseo
  • Tessuto cartilagineo
  • Tessuto muscolare
  • Tessuto adiposo
  • Tessuto pancreatico
  • Tessuto epiteliale

Infine, va specificato perché le cellule staminali del cordone ombelicale si rivelano estremamente più vantaggiose rispetto a quelle prelevate dal midollo osseo del paziente.

Per quale ragione?

  • Sono più sterili, perché vengono raccolte alla nascita quando non sono ancora state contaminate né da agenti infettivi né da agenti ambientali
  • Sono più compatibili, perché si possono trapiantare anche con un grado inferiore di compatibilità
  • Sono subito reperibili, mentre le cellule del midollo osseo hanno tempi di attesa che variano tra i 4 e gli 8 mesi
  • Sono più versatili, perché la ricchezza delle loro tipologie cellulari ne permette l’impiego in numerosissime applicazioni terapeutiche
  • Sono più proliferative, perché possono rigenerare un numero di volte circa 7 volte maggiore rispetto alle cellule staminali prelevate dal midollo osseo
  • Sono più etiche, perché la loro raccolta non comporta alcun compromesso con la vita
  • Sono più sicure, perché riducono il rischio di rigetto post-trapianto e di reazione verso il paziente
  • Sono più utili, perché la loro conservazione permette di sviluppare indagini diagnostiche anche retroattive su patologie sia a carattere ereditario che tumorale