Negli ultimi anni, termine “microbiota” è diventato sempre più parte del lessico comune, specialmente in riferimento all’intestino. Tuttavia, quello intestinale non è il solo microbiota a nostra disposizione: al contrario, l’insieme di microrganismi (prevalentemente composto da batteri, ma anche da protozoi, miceti e virus) che abitano nel nostro organismo può essere suddiviso in diverse categorie a seconda delle particolari aree del corpo che questi colonizzano: ecco perché si parla anche di microbiota orale oppure vaginale. Ciascuno di questi microbioti è diverso, per composizione, da tutti gli altri.
C’è però una cosa che tutte queste popolazioni di microrganismi hanno in comune: l’incredibile capacità di indicare uno stato di benessere o malessere dell’area del corpo che presidiano, attraverso la loro eubiosi (equilibrio) o disbiosi (squilibrio).
Qualche cenno in più sul microbiota vaginale
Il microbiota vaginale è quindi un eccellente indicatore dello stato di salute intima e generale della donna, tanto che l’interesse della comunità scientifica verso di esso è aumentato esponenzialmente negli ultimi anni così come le ricerche che si focalizzano sulla sua composizione e comportamento.
Sappiamo ad esempio che esiste una grande diversità del microbiota vaginale a livello geografico e che, nonostante questo, una delle caratteristiche irrinunciabili di questa popolazione di microrganismi è sempre quella di produrre acido lattico.
Allo stesso modo, è ormai noto che il microbiota vaginale giochi un ruolo fondamentale in particolari momenti della vita della donna, come al concepimento di un bebè, durante la gestazione e il parto. Infine, sappiamo che può influenzare persino la salute del neonato: passando proprio dal canale vaginale al momento del parto (nel caso in cui questo sia ovviamente naturale), il bebè acquisisce infatti comunità batteriche dominate da lattobacilli simili a quelli della madre.
È anche interessante notare che il microbiota vaginale non è un ambiente statico, ma in continuo mutamento e che tende a variare nel corso della vita femminile a cominciare dal momento della nascita, quando l’area vaginale viene colonizzata da batteri prevalentemente di origine gastrointestinale. In questa fase che precede lo sviluppo, i livelli di estrogeno sono molto bassi e ciò determina limitate quantità di lattobacilli, che tendono invece a dominare l’ambiente (arrivando fino a una percentuale del 90%) con la pubertà. I lattobacilli sono microrganismi tipici dell’età fertile della donna, e trasformano il glicogeno in acido lattico: una sostanza che ha la capacità di ridurre l’acidità nell’ambiente vaginale, mantenendolo in equilibrio.
Ed è proprio il pH a fornire altre importanti indicazioni sullo stato di salute della donna: per esempio, in età fertile il pH ottimale si attesta su 4-4,5 – un valore garantito proprio dalla prevalenza di lattobacilli, che tendono invece a diminuire fisiologicamente nel corso di particolari eventi della vita femminile, come ad esempio il parto.
In generale, va tenuto conto che la prevalenza di lattobacilli a livello di flora batterica vaginale rappresenta sempre un eccezionale scudo contro le infezioni.
Il microbiota vaginale e la salute della donna
È oggi possibile affermare che esiste un legame non soltanto tra microbiota vaginale e salute della donna, ma anche tra microbiota vaginale e fertilità femminile: sappiamo infatti che uno stato di eubiosi del primo durante la gestazione diminuisce le probabilità di parto pretermine, così come che il suo stato di disbiosi potrebbe essere associato a casi di infertilità inspiegata.
I fattori che possono influenzare la composizione del microbiota vaginale sono moltissimi: oltre alle già citate varie fasi della vita della donna, dalla nascita alla pubertà, dall’età fertile alla menopausa, vanno menzionati l’attività sessuale, la lunghezza e l’abbondanza del ciclo mestruale, l’igiene personale, l’assunzione di particolari medicinali quali ad esempio gli antibiotici, i traumi, le patologie sistemiche, la stitichezza o la sindrome del colon irritabile, alcune terapie mediche e naturalmente l’immancabile alimentazione.
Quando il microbiota vaginale è in disbiosi, ossia in una condizione di disequilibrio, la donna è maggiormente soggetta a infezioni quali le vaginiti da candida o le vaginosi batteriche dominate da Gardnerella. Allo stesso modo, un’inadeguata composizione di questo microbiota può portare alla comparsa di sintomi genitourinari anche durante la menopausa: tra gli indicatori più comuni di questa condizione figurano l’atrofia, la secchezza vaginale, la cistite recidivante e la vaginosi batterica.
Tra i sintomi che indicano genericamente uno stato di disequilibrio del microbiota vaginale, e dunque un importante cambiamento a livello del pH, c’è poi l’odore più acido o addirittura sgradevole delle normali secrezioni vaginali. In alcuni casi, questo potrebbe addirittura indicare un’infezione batterica e tale condizione andrebbe sempre indagata da un medico – soprattutto se tende a protrarsi nel tempo.
È fondamentale prendersi cura della salute del microbiota vaginale non soltanto in un’ottica di tutela dalle infezioni urogenitali ma anche di prevenzione del tumore al collo dell’utero, specialmente considerato quello che sembra essere il legame tra disbiosi, papillomavirus umano e malattia.
Analisi del microbioma vaginale: il test VPT di Biomolecular Diagnostic
Dal momento che l’eubiosi del microbiota vaginale è connessa a uno stato di benessere generale della donna, è fondamentale mantenere questa popolazione di microrganismi nel suo ottimale stato di equilibrio ed evitare che anormali varietà microbiche ricche di patogeni vadano a sostituirsi alla benefica flora batterica prevalentemente costituita da lattobacilli.
Monitorare periodicamente l’equilibrio del microbioma vaginale è fondamentale tanto quanto acquisire buone abitudini quotidiane che ne favoriscono l’eubiosi, ma anche per indagare sintomatologie che potrebbero essere indicatrici di infezioni batteriche a livello genitale. L’analisi del microbioma vaginale è anche indispensabile laddove si verifichino infezioni ricorrenti o croniche quali cistiti, vaginiti o fastidi vulvovaginali aspecifici che non sembrano trovare rimedio con i comuni trattamenti; o per prevenire fattori di rischio in gravidanza.
Per indagare lo stato del microbiota vaginale, Biomolecular Diagnostic mette a disposizione del clinico e delle pazienti Vaginal Path Test: si tratta dell’unico kit diagnostico di microbiologia che analizza l’Ecosistema Vaginale come espressione del suo microbioma, verificandone l’equilibrio (Eubiosi), un cammino di patologia (Patobiosi) ovvero il suo disequilibrio (Disbiosi) attraverso l’individuazione di infezioni fungine, problematiche riproduttive, vaginosi batteriche e malattie sessualmente trasmissibili.
In particolare, il test VPT si compone di un solo tampone vaginale che identifica ben ventuno diversi microrganismi, ed è il solo test attualmente disponibile che permette di riconoscere e quantificare singolarmente i quattro lattobacilli più importanti nella determinazione dello stato di salute della donna.
È possibile conoscere maggiori informazioni su Vaginal Path Test alla pagina dedicata al prodotto, ma anche contattando i nostri specialisti per ottenere supporto dedicato.