Il microbiota orale di un paziente subisce una modificazione nel corso di una terapia ortodontica fissa, ossia quella normalmente utilizzata per correggere le malocclusioni dentali e che può essere legata all’insorgenza di gengiviti e parodontite.
Archi e bracket possono infatti generare formazione di una placca ricca di batteri anaerobi sia facoltativi che obbligati, oltre a una mutazione del tessuto connettivo gengivale in senso fibrotico. Secondo alcuni studi, molte gengiviti di questo tipo si risolvono pressoché spontaneamente con la rimozione del dispositivo. Tuttavia, altre ricerche sottolineano una significativa perdita di attacco parodontale anche successivamente al termine della terapia ortodontica, con valori di PD superiori alla norma soprattutto nel caso di soggetti che utilizzavano l’apparecchio fisso.
È stato dimostrato che i batteri anaerobi a livello subgengivale possono interpretare un ruolo chiave nell’insorgenza e nell’evoluzione sia di gengiviti che di parodontiti soprattutto, come indicato poco sopra, nel caso di presenza di apparecchi ortodontici fissi. Tuttavia, la mera presenza di batteri anaerobi non è sufficiente a determinare la patologia, che dipende in realtà dal bilanciamento di batteri parodontopatogeni e difese immunitarie dell’ospite: in pratica, a fronte di un forte sistema immunitario, la malattia potrebbe non insorgere neppure a seguito della presenza di batteri dannosi per il parodonto.
Va poi inoltre considerata la presenza di altri batteri all’interno nella placca: è infatti importante ricordare che l’abbondanza di batteri nocivi è fortemente connessa alla competizione con gli altri batteri per l’utilizzo delle risorse alimentari e per l’effetto delle sostanze di scarto del metabolismo. Quello che invece è chiaro, è come la terapia ortodontica fissa possa alterare l’equilibrio nell’ecosistema microbico, aumentando di conseguenza la patogenicità nell’ecosistema stesso tramite un aumento dei batteri nocivi.
La valutazione microbiologica di un gruppo campione è stata effettuata attraverso l’utilizzo del metodo di analisi microbiologica PCR real time sul DNA di una campione di pazienti omogeneo sia per sesso che per età. Si è proceduto alla misurazione della quantità di quattro batteri all’interno della placca orale in tre momenti della terapia ortodontica, ossia:
- Prima della rimozione dell’apparecchio (T0)
- A un mese dalla rimozione (T1)
- A tre mesi dalla rimozione (T2)
L’obiettivo era scoprire se i parametri microbiologici e parodontali mutassero nel periodo intercorso tra la terapia e la fine del trattamento.
È inoltre importante precisare che il gruppo test era rappresentato da pazienti in corso di terapia ortodontica fissa, mentre il gruppo controllo era rappresentato da pazienti non in terapia ortodontica.
A livello T0 è stata registrata un’abbondante presenza di A. actinomycetemcomitans e di P. gingivalis (89.50% e 94.73% rispettivamente), ma senza particolari differenze rispetto al gruppo controllo. Per quanto riguarda invece P. intermedia, questa si è presentata a livelli decisamente alti nei pazienti test, superiori rispetto ai pazienti controllo (94.73% dei test contro 31.58% dei controlli). Allo stesso modo T. forsythia si è dimostrata più abbondante nei pazienti in terapia ortodontica (63.16%) rispetto a quelli non in terapia (26.31%). Dopo 3 mesi (T2), nel gruppo test A. actinomycetemcomitans era presente nell’ 89.50% dei casi, P. gingivalis nel 73.68% dei casi, P. intermedia nel 52.63%, T. forsythia nel 47.39%. Questi dati dimostrano in modo incontrovertibile una riduzione dei batteri patogeni al termine della terapia ortodontica.
Proprio perché quantitativamente sovrapponibile ai soggetti non in terapia, la diminuzione di A. actinomycetemcomitans, P. gingivalis e T. forsythia da T0 a T2 non si è dimostrata degna di nota, mentre P. intermedia ha subito una drastica diminuzione, pur mantenendosi a livelli significativamente superiori nei soggetti post-terapia rispetto ai soggetti del gruppo controllo.
In pratica, P. intermedia resterebbe alta per fattori ormonali quali la pubertà, mentre la mancanza di variazione di A. actinomycetemcomitans potrebbe essere legata al fatto che è l’unico anaerobio facoltativo, e dunque l’unico a sopravvivere dopo la rimozione dell’apparecchio.
Parametri clinici quali GI (gingival index), PD (probing depth) e SBI (sulcus bleeding index), apparivano tutti elevati in fase T0 nel gruppo test rispetto al gruppo di controllo. GI e SBI hanno subito una riduzione e infine una sparizione alla rimozione dei bracket, tanto che a T3 i loro valori erano sovrapponibili con quelli del gruppo di controllo. PD, dopo essersi ridotto, ha invece continuato a mantenersi più elevato rispetto ai valori riscontrati nel gruppo di controllo.
In funzione di quanto finora spiegato, è importante ricordare l’importanza di sottoporsi regolarmente a sedute di igiene orale professionale, soprattutto durante la terapia ortodontica fissa e anche nei mesi successivi alla rimozione dell’apparecchio, così da eliminare con costanza i batteri anaerobi dal solco gengivale e ripristinare una condizione di salute orale il più possibile simile a quella precedente al trattamento.