Conosciuta anche come “vitamina del sole”, indispensabile per la salute delle ossa e per garantire il buon funzionamento del sistema immunitario nel suo complesso, la vitamina D è ormai riconosciuta per le tante proprietà e i numerosi benefici che assicura quando assunta nelle dosi corrette.
Una quantità di studi scientifici condotti negli anni ha infatti indicato questo importante alleato della salute come uno dei principali attori in diversi processi fondamentali dell’organismo umano.
Cos’è la vitamina D e quali funzioni svolge?
La vitamina D è un composto liposolubile che tende ad accumularsi nei cibi grassi e nel tessuto adiposo e che, in natura, è presente sotto forma di colecalciferolo (si tratta in questo caso della cosiddetta vitamina D3, la più utile per gli esseri umani) ed ergocalciferolo (la vitamina D2). È importante sottolineare che la vitamina D3 è da considerarsi un vero e proprio macronutriente, e che la copertura dei suoi fabbisogni metabolici può essere indipendente dalla dieta.
In generale, le principali funzione della vitamina D sono due: endocrina, perché contribuisce a mantenere l’equilibrio Ca-P e la mineralizzazione delle ossa, e paracrina, perché come citochina è coinvolta nel funzionamento di altri tessuti dell’organismo.
Prima di tutto, la vitamina D regola il metabolismo di Ca e P e controlla le loro concentrazioni ematiche, in modo da preservare le condizioni necessarie a mantenere la matrice ossea correttamente mineralizzata. Al contempo, agisce anche a livello dell’apparato muscolare, perché ne aumenta il trofismo stimolando la sintesi delle proteine muscolari e favorendo la corretta contrazione dei muscoli. Inoltre, la vitamina D regola la biosintesi e il rilascio di insulina a livello del pancreas, ha proprietà antinfiammatorie ed è un valido supporto alla salute del cuore, perché contribuisce a regolare lo sviluppo della massa cardiaca in risposta a stimoli fisiologici e patologici.
Infine, specialmente in questo particolare momento storico è essenziale ricordare che la vitamina D influenza anche la risposta del sistema immunitario, ossia è associata a un incremento dell’immunità innata nei confronti di differenti tipi di infezioni, compresa la tubercolosi, l’influenza e le virosi delle prime vie respiratorie.
Quali categorie di persone sono più a rischio di ipovitaminosi D?
La carenza di vitamina D è sfortunatamente molto diffusa e, considerato il fatto che la primaria fonte di assorbimento di colecalciferolo per l’organismo umano risiede nell’esposizione al sole, è facile comprendere come una vita sedentaria e condotta prevalentemente al chiuso possa influenzare negativamente l’assunzione di questo importante composto.
Tuttavia, esistono sicuramente alcune categorie di individui che, a causa di fattori diversi, possono presentare un maggiore rischio di ipovitaminosi D e che dunque dovrebbero prestare particolare attenzione a monitorarne in valori nel sangue.
Tra le persone più esposte ai rischi di deficit di vitamina D sono inclusi:
- Anziani
- Donne in gravidanza o allattamento
- Persone con deficit a livello muscolare
- Persone con sindromi da malassorbimento
- Soggetti in forte sovrappeso oppure obesi
- Individui con mobilità fisica ridotta oppure ospedalizzati
- Pazienti sofferenti di insufficienza epatica
- Persone in emodialisi o con insufficienza renale
- Persone in terapia con farmaci che alterano il metabolismo della vitamina D (tipicamente, anticonvulsivanti e glucocorticoidi)
- Soggetti che, per svariate ragioni, sono impossibilitati a esporsi al sole con regolarità
I livelli di vitamina D nel sangue, e particolarmente del suo metabolita 25-idrossi-calciferolo in sigla 25(OH)D, sono considerati corretti al raggiungimento della soglia minima di 30 ng/ml, insufficienti se compresi tra i 21 e i 29 ng/ml e carenti se la soglia è inferiore ai 20 ng/ml.
Tuttavia, per conoscere la quantità di vitamina D che è opportuno assorbire quotidianamente, ogni persona è da considerarsi unica e dovrebbe dunque consultare il proprio medico.
Come assumere la vitamina D
La fondamentale e primaria fonte di accumulo di vitamina D3 (con una percentuale dell’80% circa) è rappresentata dal sole – ossia dalla quotidiana esposizione della pelle ai raggi solari. Questo composto viene infatti sintetizzato direttamente dalle cellule della cute al contatto con i raggi UV. Solamente in piccola parte (per il 20% circa) può essere assunto attraverso la dieta.
Gli alimenti che contengono naturalmente vitamina D non sono particolarmente numerosi, e includono in gran parte alcune tipologie di pesci – ma non solo.
Per assumere la vitamina D attraverso la dieta, bisognerà dunque consumare:
- Pesci cosiddetti “grassi”, come salmone, carpa, sgombro, aringa, tonno, pesce gatto
- Olio di fegato di merluzzo
- Gamberi e ostriche
- Tuorlo d’uovo
- Formaggi grassi
- Latte vaccino
- Burro
- Farina d’avena
- Funghi
- Cereali
- Succo d’arancia
- Latte di soia
- Tofu o alimenti vegani fortificati
In alternativa, per contrastare deficit e carenze di vitamina D, è suggerita l’assunzione di integratori di eccellente qualità, come quelli proposti dai nostri laboratori.